Benvenuti nello spazio web
dedicato a Leonida Poluzzi,
uno dei protagonisti
della musica bolognese!

Introduzione

La storia di Leonida Poluzzi potrebbe confondersi fra tante, pur essendo allo stesso tempo unica.
Potrebbe essere considerata una storia individuale: racconta però le sfumature di una generazione, di persone che, in un periodo in cui tutto era diverso e nulla era semplice, sono riuscite a far vivere e vibrare la musica.
È una storia che attraversa la Seconda Guerra Mondiale, che conosce gli ostacoli della ricostruzione, raccontando di una persona che ha saputo trovare, nella dedizione e nell’umiltà, la chiave di lettura di tutto ciò con cui ha dato libera espressione alla propria linfa vitale.

Infanzia e adolescenza

Leonida nasce il 3 marzo 1930 a Castello d’Argile, nella provincia bolognese circondata dalla Pianura Padana, nella quale i colli sono un orizzonte lontano verso la città.
Il padre Attilio è bracciante e calzolaio, la madre Elena è mondina e contadina; nel 1940 nasce la sorellina Lucilla.
La famiglia vive di agricoltura e, fin da piccolo, Leonida deve dividersi tra scuola e lavoro. Come tante altre, l’infanzia è contraddistinta dalla quotidianità contadina, in un momento in cui il regime fascista era in ascesa e l’interpretazione di quanto avrebbe inciso nella società italiana aveva sfumature non sempre semplici da interpretare.

L’adolescenza si apre agli anni dell’immediato dopoguerra, in un contesto povero, vessato, nel quale è necessario costruire una nuova società. Leonida avrebbe voluto studiare, ma il suo percorso si è dovuto interrompere alle scuole elementari, per necessità familiari.

Clicca per leggere una descrizione di Castello D’Argile durante la guerra, estratta dal Storia e memoria di Bologna.

Il suo avvicinamento alla musica inizia in questo periodo, suonando la fisarmonica nell’aia di casa, per la famiglia e gli amici, così come nelle prime occasioni di festa: l’Italia aveva necessità di rinascere, di riscoprire la voglia di vivere con leggerezza: la musica ha una potente energia di aggregazione e liberazione. Le fotografie sottostanti lo ritraggono in contesti familiari e al Carnevale di Cento (FE) del 1949.

L’attrazione verso la musica è forte e fa sentire il suo potere, suggerendo a Leonida di assecondare quella che non si rivela essere solo un’attitudine, ma una vera propria sfumatura della sua identità. Si avvicina al contrabbasso e più persone ricordano che Leonida andasse a lezione di musica in bicicletta, da Castello d’Argile a Bologna, con il contrabbasso sulle spalle.

Tra gli insegnanti, Leonida frequenta il maestro Olindo Boschetti, a Casalecchio di Reno.

Il primo libretto di lavoro riporta molteplici impegni come terraiolo, dal 4 giugno 1945 al 18 giugno 1949. Definiti anche “scariolanti”, erano braccianti che lavoravano al trasporto e riassestamento della terra nelle operazioni di bonifica del territorio. Il libretto riporta poi l’assunzione presso aziende di rivestimenti, verniciatori meccanici, artigiani saldatori, cooperative di braccianti e altre.

Tra tutte, dopo il trasferimento a Bologna, spiccherà la PELCON, in Piazza Aldrovandi 10: sarà in questa sede che, nel 1960, conoscerà Ruggero Passarini, con il quale stringerà una sincera amicizia, che confluirà nella musica già dal 1961.

Da Castello D’Argile a Bologna

Leonida inizia a frequentare a Bologna, raggiungendo la città in bicicletta, per suonare nelle sale da ballo, prima tra tutte quella del Pratello, celebre borgo centrale, nel quale il fermento è più che vivo.

L’attività concertistica è intensa: le sale da ballo abbondano, le persone vivono un periodo di entusiasmo, valzer, polka e filuzzi intrattengono in ogni momento libero.
La vita non è semplice, chiedendo a Leonida di dividersi tra lavoro, famiglia e passione: la fotografia lo ritrae in un concerto del 1949, mentre le esibizioni sottostanti richiamano momenti differenti del 1952.

Sono i primi anni della ricostruzione, in cui il benessere è ancora lontano, ma l’entusiasmo e la speranza di poter creare un futuro migliore sono vivi, anche se richiedono molti sacrifici.
Leonida suona moltissimo: a volte torna a casa, ma la città diventa sempre più il suo riferimento, dormendo spesso presso una camera in affitto a Bologna.

La ricostruzione e i primi albori del boom economico che invaderà gradualmente l’Italia dalla fine degli anni ’50, iniziano a far sentire il loro effetto positivo. La bicicletta si evolve in una Lambretta, i concerti divengono sempre più stabili. L’ultima fotografia lo ritrae alla fisarmonica e al suo fianco, con il maglione bianco, emerge Isora, futura moglie e madre di Viviana.

Le due immagini che seguono sono estratte dalla sezione dedicata a Bologna de “Il Giornale dell’Emilia”, pubblicato il 15 dicembre 1954: è la prima testimonianza delle esibizioni dal vivo di Leonida, insieme al Trio Bonora, presso la sala Sombrero Danze, vicino a Porta Lame.

Isora

Leonida ha una crescente attività dal vivo, soprattutto nella Sala del Pratello: è proprio durante una di quelle serate che conosce Isora, un po’ più giovane, che frequenta le serate accompagnata dal fratello Dante.
Isora si è trasferita a Bologna da Vergato, paese dal quale era stata sfollata durante la guerra. Dopo un breve soggiorno a Marzabotto, vive ora in via Turati.

Il colpo di fulmine è reciproco: nel trio in cui suona Leonida sono presenti due fisarmoniche, che si alternano in alcuni brani. Leonida scende dal palco e, con il consenso di Dante, chiede a Isora di ballare una mazurka, dalla quale scocca la scintilla. Iniziano a frequentarsi: Leonida va a prenderla a casa, pranzano insieme e la accompagna al lavoro, nella sartoria delle sorelle Fontana. Il 27 novembre 1954 si sposano presso la Chiesa di San Paolo di Ravone a Bologna.

Condividono la nuova vita familiare, ma sono uniti anche nell’attività musicale di Leonida, che nel frattempo è sempre più intensa.

Due scatti durante una passeggiata sotto il portico di San Luca, a Bologna.

Tra i ricordi, emerge una cartolina inviata nel 1957 a Isora: Leonida scrive da Roma, durante un periodo in cui lavora presso una pompa di benzina nella Capitale.

Viviana

Nel 1961 nasce Viviana. Leonida si dedica costantemente a lei.
L’attitudine per la musica è innata anche nella piccola, seppur cerchi di non mostrarla ai genitori: Viviana ricorda come si liberasse nel canto solo quando si trovava dalla zia. Un giorno, mentre si trova sotto casa e la piccola gioca in terrazza, il padre ha l’opportunità di ascoltarla per la prima volta e ne rimane colpito.

Leonida desidera moltissimo trasferire la propria passione musicale a Viviana, che però sembra inizialmente sfuggente e ribelle, rifiutando la disciplina e la dedizione che lui dedica all’arte.

Insieme a Isora, Viviana accompagna spesso il padre ai concerti. Tra i tanti momenti vissuti, i ricordi sono forti ad esempio nel ripercorrere la festa che la Sala del Pratello dedica al Capodanno e all’Epifania.

Nel 1995, Leonida riceve la diagnosi di un tumore al polmone. Successivamente all’intervento chirurgico, Viviana regala al padre una tra le più importanti soddisfazioni della sua vita, dedicandosi al canto, fino a quel momento solo sfiorato. Inizia così la sua attività musicale, tutt’ora attiva, come cantante ed intrattenitrice in molte sale da ballo dell’area bolognese.

Le fotografie ritraggono due momenti di condivisione sul palco; in particolare, quella a sinistra li ritrae in un concerto a Ponte Rivabella, il 16 aprile 2000.

La musica e il lavoro

Il primo scatto ritrae Leonida a passeggio per Bologna, in uno dei momenti di ricerca del lavoro.
Le altre fotografie lo ritraggono in alcuni momenti di quotidianità, richiamando particolarmente l’attività presso la PELCON di Piazza Aldrovandi 10, iniziata nel luglio 1960, nella quale conosce Ruggero Passarini e Arnaldo Bettelli.

Durante il giorno Leonida lavora, per poi arrivare a casa, salutare la famiglia e trascorrere con loro il tempo fino al momento di uscire per suonare in concerto: Isora si prende cura di tutto ciò che possa essere necessario, Viviana attende l’arrivo del papà, che non perde mai occasione per dedicarle affetto. A volte Isora lo accompagna, da sola o con Viviana.

Quando torna a casa, a notte inoltrata e ormai stanco, si siede in cucina e compone musica: Viviana ricorda come quello fosse il momento prediletto dal padre per lasciare che l’ispirazione lo guidasse.
Leonida ha confidenza con lo spartito, ma non si propone mai alla SIAE per sostenere l’esame e divenire autore, affidando le proprie composizioni ad amici e colleghi.

Formazioni, concerti, esperienze

Tra le formazioni in cui Leonida ha suonato, spiccano solisti, trio, quartetti, che hanno fatto la storia delle sale da ballo bolognesi, e non solo, dal dopoguerra fino agli anni ’90.

Trio Bonora

La fotografia, scattata nel 1953 al Gatto Nero, ritrae Leonida alla fisarmonica, insieme a Nino Bonora al contrabbasso e Aroldo Trigari alla chitarra, dopo aver vinto la coppa “Organetto d’argento”. Nel 1954 lo sostituirà Giorgio Valicelli.

Ruggero Passarini

La prima fotografia, gentilmente resa disponibile da Ruggero Passarini, fu scattata nell’estate del 1962 presso il Mocambo a San Lazzaro di Savena: ritrae Leonida, Ruggero e il chitarrista Franco Fazioli. Leonida aveva sostituito il contrabbassista Elmore Gamberini, parte della prima formazione, nata nel 1956. La seconda fotografia è un piccolo mistero, perchè anche Ruggero non ricorda il contesto in cui venne scattata.

Trio Poluzzi

La fotografia, scattata nel 1963, ritrae Leonida al contrabbasso, insieme a Sergio Poluzzi all’organetto e Sanzio Matteini alla chitarra. E’ stata scattata all’Arci Pavese, chiamato DO.RE.MI., in via del Pratello.
Leonida entra nel trio successivamente a Giorgio Sgarbi ed a lui seguirà, nel 1968, Orietto Deserti.

Francesco Veronesi

Le fotografie, scattate nel 1963, ritraggono Leonida al basso elettrico, insieme a Francesco Veronesi alla fisarmonica, Ermogene Leprotti alla chitarra. Il Trio Veronesi sarà attivo dal 1963 al 1974.

Francesco Veronesi ricorda che, durante le esibizioni al Pratello, il trio scelse di suonare alcuni brani lenti modificando la formazione: Leonida avrebbe suonato la fisarmonica e Veronesi il basso, mantenendo Emogene Leprotti alla chitarra. Il primo esperimento fu fallimentare… al secondo tentativo chiesero di far spegnere le luci in sala e fu un successo. Questa scelta permetteva a Leonida di esprimersi al suo primo strumento, mentre Veronesi poteva rilassare un po’ le articolazioni, prima di proporre il set successivo.

Gli scatti che seguono, ritraggono invece Leonida, Francesco Veronesi e Roberto Barbieri durante una sessione di prove a casa di Veronesi.

Il 14 ottobre 1971, Il Resto del Carlino dedicò un breve articolo al gruppo, definendoli “Re d’un altro mondo”.

Tra le varie registrazioni realizzate, emerge “FOLKLORE ITALIANO”, qui richiamato rispetto alla musicassetta registrata con il quartetto.

Sono di seguito riportati alcuni scatti individuali in posa del periodo.

La fotografia ritrae Leonida sul palco insieme al chitarrista Sanzio Matteini, l’amico di una vita, al quale insegna il solfeggio in cantina.

Orchestra “I nuovi del liscio”

Il complesso nacque dopo l’esperienza con Francesco Veronesi, includendo Roberto Barbieri, che proprio in quel progetto aveva condiviso esperienze con Leonida. Entrambe le fotografie, relative a momenti di pausa durante un concerto, sono scattate alla Sala Sirenella di Bologna.

Complesso Dino Lucchi

Il Complesso DIno Lucchi fu l’ultima formazione in cui Leonida suonò stabilmente.

Nel 1989, Leonida partecipò al 1° Festival del Liscio, organizzato presso la Ca’ del Liscio di Ravenna. L’evento venne trasmesso dal canale televisivo Tele Express, dal quale sono estratti i seguenti fotogrammi.

Il Comune di Bologna partecipò alla realizzazione di un LP rappresentativo della manifestazione, nel quale incisero tutte le orchestre finaliste, che si esibirono al Palasport di Bologna il 31 maggio 1989. In esso, non è purtroppo presente il Complesso Dino Lucchi.

Questa fotografia è estratta dal concerto che Leonida realizzò nel 1999 alla Sala “Charlotte” di Molinella, in provincia di Bologna.
Erano parte della formazione Dino Lucchi, Pino Petti e Giovanni Maltese.

Il libretto ENPALS di Leonida riporta tutti i concerti realizzati con l’orchestra “I nuovi del liscio” e con il “Complesso Dino Lucchi”, a testimonianza di un’intensa e costante attività sul palco, per far divertire e ballare tantissime persone.

Diari, agende, spartiti e appunti di Leonida riportano elenchi di concerti, raccontando quanto sia attiva il suo impegno musicale.

Durante un’intervista pubblicata nel sito web “Bandolo. Intrecci sonori nella Bologna di oggi e di ieri“, Leonida ha condiviso alcuni ricordi: “Suonavamo molto Marcheselli perché era il preferito dai ballerini, poi subito dopo c’era Bonora, poi c’era anche il nipote di Marcheselli, Romano Merighi. Il moderno c’era già parecchio e mi ricordo che i suonatori di quelle orchestre lì venivano a prenderci in giro; poi ha preso sempre più piede, ma quando sono arrivati i Beatles anche il loro genere è andato un bel po’ in calo….e anche molti loro complessi hanno iniziato a diminuire, e, per lavorare, alcuni di loro sono venuti a suonare nei trii o quartetti alla filuzzi, che prima avevano criticato…dicevano “se devo andare a suonare per fare 131,131… che è l’accompagnamento del valzer.”

Leonida viene inoltre nominato nella pagina che il sito web “Storia e memoria di Bologna” dedica alla filuzzi e nel libro “Storia della filuzzi bolognese dal 1903 al 1970” di Roberto Artale, edito da Grafiche Galeati di Imola nel 1986.

Strumenti e spartiti

Come narrato nella biografia e visibile dalle fotografie, Leonida ha suonato più strumenti. E’ possibile tracciare tre capitoli fondamentali nella sua storia come strumentista: la fisarmonica, il contrabbasso e il basso elettrico. Quest’ultimo è l’unico ancora reperibile e rappresenta uno strumento veramente particolare: è uno basso elettrico a 4 corde, realizzato in corpo unico da Sergio Tomassone avendo come riferimento il modello SG Gibson. Nella fotografia che ritrae il limite tra manico e pick-up, è possibile vedere i tasti consumati dall’ampio utilizzo negli anni. L’accordatura applicata da Leonida era G, C, F, B (dalla corda più grave alla più acuta).

Attraverso il basso, mantenuto nelle medesime condizioni in cui lo utilizzava Leonida, Riccardo Negrelli ha composto e registrato un brano a lui dedicato, pur sviluppato in uno stile musicale non appartenente al contesto inerente la Filuzzi e il Liscio Bolognese. La catturazione dello strumento ha compreso più tracce, mantenendo il timbro originale del pick-up.

L’ultimo amplificatore utilizzato da Leonida è un Tekson 110 SB, combo da 80 W di potenza, con un unico diffusore da 15 pollici. In alcune fotografie compare un Davoli New Show III.

Lo strumento sopra riportato è un piccolo pre-amplificatore Montarbo SuperMB per fisarmonica, del 1950, utilizzato da Leonida in molti concerti.

La notte è il momento preferito per scrivere. Tornato dai concerti, ispirato dalle esecuzioni e cullato dal silenzio delle ore piccole, Leonida ha l’abitudine di sedersi in cucina e scrivere le proprie idee su spartito e comporre. Non avendo mai sostenuto l’esame di ammissione alla SIAE, purtroppo i brani non riportano ufficialmente il suo nome, avendo avuto la necessità di farli registrare ad amici e persone di fiducia.

Scrive e trascrive melodie di altri compositori: per il piacere di migliorare la propria preparazione musicale, per necessità di repertorio e come ulteriore forma di espressione da affiancare all’esecuzione pratica. Gli spartiti che seguono sono tutti appartenenti all’archivio di Leonida ed esemplificativi di quanto descritto.