Leonida inizia a frequentare a Bologna, raggiungendo la città in bicicletta, per suonare nelle sale da ballo, prima tra tutte quella del Pratello, celebre borgo centrale, nel quale il fermento è più che vivo.
L’attività concertistica è intensa: le sale da ballo abbondano, le persone vivono un periodo di entusiasmo, valzer, polka e filuzzi intrattengono in ogni momento libero.
La vita non è semplice, chiedendo a Leonida di dividersi tra lavoro, famiglia e passione: la fotografia lo ritrae in un concerto del 1949, mentre le esibizioni sottostanti richiamano momenti differenti del 1952.
Sono i primi anni della ricostruzione, in cui il benessere è ancora lontano, ma l’entusiasmo e la speranza di poter creare un futuro migliore sono vivi, anche se richiedono molti sacrifici.
Leonida suona moltissimo: a volte torna a casa, ma la città diventa sempre più il suo riferimento, dormendo spesso presso una camera in affitto a Bologna.
La ricostruzione e i primi albori del boom economico che invaderà gradualmente l’Italia dalla fine degli anni ’50, iniziano a far sentire il loro effetto positivo. La bicicletta si evolve in una Lambretta, i concerti divengono sempre più stabili. L’ultima fotografia lo ritrae alla fisarmonica e al suo fianco, con il maglione bianco, emerge Isora, futura moglie e madre di Viviana.
Le due immagini che seguono sono estratte dalla sezione dedicata a Bologna de “Il Giornale dell’Emilia”, pubblicato il 15 dicembre 1954: è la prima testimonianza delle esibizioni dal vivo di Leonida, insieme al Trio Bonora, presso la sala Sombrero Danze, vicino a Porta Lame.